Che sia uno dei trend del momento non c’è alcun dubbio: sottotono caldo o freddo, autunno o inverno, cappotto beige o blu, sono solo alcune delle domande che rimbalzano tra chi ha sentito parlare anche solo una volta di armocromia. Ma andiamo con ordine, scopriamo cos’è l’armocromia, quando e dove è nata.
Le origini dell’armocromia
Saranno un caso le scelte cromatiche degli abiti di Audrey Hepburn, Grace Kelly, Gloria Swanson e tante altre delle dive del cinema degli anni ’50? A quanto pare no, anzi sono proprio qui che risiedono le origini dell’armocromia. Grazie alla stilista Susanne Caygill, e al suo libro Color: the essence of you, in quegli anni si sviluppa il concetto di consulenza di immagine. È proprio lei che, influenzata da Edith Head, la più famosa costumista di Hollywood, crea una vera e propria accademia del colore.
Siamo nel 1980. Color me a season di Bernice Kentner ha già visto la luce e stabilito l’importanza prioritaria dell’incarnato per la definizione della propria palette. È Color me beautiful di Carol Jackson a far scoppiare il vero e proprio boom dell’armocromia.
Per arrivare alla definizione di 12 stagioni dobbiamo attendere il ’92 con Mary Spillane e Christine Sherlock. È sempre a loro che si deve la Flow Theory. Una teoria ancora in uso, secondo la quale i sottogruppi virano verso il sottogruppo confinante con il quale condividono la dominante, prendendo in prestito alcune nuance. Ed ecco che una primavera light potrà indossare qualche colore freddo dell’estate light, così come l’autunno deep potrà rubare il verde petrolio dalla palette dell’inverno deep.
Dalle origini dell’armocromia ad oggi: quali metodi esistono per l’analisi del colore?
Dall’unione di questa teoria e dalla teoria stagionale di Jackson si arriva alla formalizzazione del sistema a 16 categorie, con 4 stagioni pure e 3 relativi sottogruppi distinti per sottotono (caldo/freddo), valore/luminosità (chiaro/scuro) e intensità (soft/bright).
Scopri qui Armocromia, l’inverno e i suoi sottogruppi
Tra studiosi e appassionati le teorie e classificazioni si moltiplicano, tra queste quella di Ferial Youakim. Nel metodo Ferial si parte dal grado di purezza dei colori in rapporto all’intensità del mix cromatico, per verificare quanto si sia più o meno valorizzate dai colori puri presenti nella palette della stagione assoluta. Il risultato è un sistema cromatico a 16 sottogruppi, nel quale, per ogni stagione, oltre alla tavolozza pura, abbiamo i sottogruppi
- tinted, con aggiunta di bianco, quindi più chiaro
- shaded, scuriti con un tocco di nero
- toned, resi più soft dall’aggiunta di grigio.